PERIODICO DI INFORMAZIONE E CULTURA DELLA VAL D’ILLASI

Direttore Paola Tramarin – Editore Gruppo Master

Dopo poche settimane dall’accensione dell’impianto semaforico voluto con forza dell’Amministrazione Santellani, è bastata la prima domenica di sole post Covid-19 per bloccare l’alta Val d’Illasi: chilometri di code, fino ad oltre Badia Calavena. Soprattutto nel tardo pomeriggio, in direzione sud, quando le auto scendevano dalla Lessinia.

Il problema non è (solo) il traffico, così come non è (solo) lo smog che accompagna l’orario aperitivo dei Cogollesi, giustamente arrabbiati. Il problema di questi semafori è soprattutto il fatto che disincentivano e disincentiveranno il turismo della Val d’Illasi, mettendo in ginocchio l’economia dei commercianti e della piccole attività locali che vivono di gite fuori porta e delle scampagnate domenicali di chi proviene dalla città e dalla pianura veronese.
Quanti di coloro che domenica scorsa hanno impiegato anche 50 minuti per transitare da Selva di Progno a Tregnago torneranno domenica prossima? Quanti di coloro che hanno dovuto inventarsi strade alternative per tornare a casa, scollinando tra stretti tornanti, penseranno di passare le future domeniche o le imminenti vacanze in Lessinia?
Ma attenzione, non è un problema che colpirà solo la montagna, perdere il turismo significa condannare a morte non solo la Lessinia Orientale. Perdere il turismo significa affossare pure l’intera Val d’Illasi, che da sempre vive (e negli ultimi anni, purtroppo, sopravvive) grazie a chi la scopre domenica dopo domenica. Di chi, scendendo, si ferma in trattoria a Tregnago, a bere un aperitivo a Cellore, a mangiare la pizza a Illasi. Perdere il turismo significa perdere tutto l’indotto.

Ora come rimediare? Scollegare l’impianto semaforico nelle ore di punta potrebbe essere un’idea, ma a quel punto renderebbe inutile l’opera e potrebbe addirittura configurare l’ipotesi di danno erariale, visto i molti soldi pubblici spesi per realizzarla.
Lasciarli cocciutamente accesi per tutta estate sarebbe altrettanto folle, così la Val d’Illasi muore.